MOTIVI DELLA INEFFICACIA DELLA TERAPIA

 PSICOERAPIA E DEI FARMACI

Spesso capita che il paziente, malgrado vada regolarmente in psicoterapia, non veda risultati. In altri casi il paziente assume con discontinuità i farmaci. Dando per scontato che lo psicoterapeuta/psichiatra  sia una persona capace, ci sono alcune situazioni tipiche che possono ostacolare il buon esito di un percorso psicoterapeutico e la regolare assunzione di farmaci.

1) Contesto socio-culturale, supporto familiare, sociale e modalità di invio.

Il contesto socio-culturale é fondamentale. Qui in Gran Bretagna andare dallo psicologo o psichiatra é assolutamente normale. Il contesto di vita britannico é caratterizzato da una apertura mentale verso tutti e da un atteggiamento di "assenza di giudizio " e "pregiudizio.

In genere il "bad gossip" non è culturalmente appartenente allo stile di vita britannico. Le persone non sono facili ai giudizi: immaginiamo di entrare in un negozio inglese in cui non parliamo bene la lingua e dopo avere tentato di farci capire e riusciamo a fare shopping usciamo dal negozio timorosi, da italiani, di avere fatto "una brutta figura". Colpo di scena: gli inglesi nel negozio non commenteranno il tuo inglese o come ti sei posto! Se di certo immaginiamo la scena in Italia, forse uscendo dal negozio i commessi "s"parleranno di noi e racconteranno la figuraccia.

 

Le persone non hanno pregiudizi sociali e culturali, per cui non vedono come "da non potersi dire" che si va dallo psichiatra o dallo psicologo, come "una vergogna". In alcune parti d'Italia, invece, proprio per la tendenza "italiana" a parlare male del prossimo e a interessarsi troppo delle cose degli altri, spesso si è giudicati per quello che si dice, che si fa, e dire che si va dallo psicologo o dallo psichiatra appare cos ada tenersi segreta, perché imbarazzante.

Quindi spesso la psicoterapia o la terapia farmacologica vengono cominciate e poi subito interrotte per paura che quello che si stia facendo non sia "socialmente accettabile", cioè fare psicoterapia o assumere farmaci, senza accorgersi che un sistema sociale che giudica le persone che vanno dallo psicologo o dallo psichiatra, è arretrato e discutibile. 

 

Spesso, soprattutto in alcuni sistemi familiari e sociali, il supporto da parte della famiglia, degli amici e perfino dei conoscenti può avere un ruolo molto importante nel raggiungimento del benessere psicologico. La cosa che accade è che se le persone che ci sono vicine incoraggiano e sostengono la  crescita personale, allora rappresentano un influsso positivo nel perseguimento degli obiettivi terapeutici. Talvolta però, le persone che ci sono vicine, siano essi familiari o amici o conoscenti,  possono ostacolare la psicoterapia e l'assunzione di farmaci, dall'inizio della terapia, durante la stessa o durante i cambiamenti positivi ottenuti, addirittura facendoci credere che "si è peggiorati".

 
Durante una psicoterapia si sviluppano nuove visioni di sé e del mondo, nuove competenze e modalità di comportarsi. Alcuni familiari o alcuni amici, il medico di base o altri medici anche specialisti in altri settori possono frenare la persona – in genere senza l’intenzione di nuocere – dal mettere in atto gli apprendimenti della terapia. Chi attacca il terapeuta o la psicoterapia lo fa per i più disparati motivi personali,   nei più svariati modi:

a) attaccare direttamente la terapia  che la persona sta portando avanti. In questo modo la scoraggiano e minano l'efficacia della psicoterapia, con affermazioni del tipo "non serve a nulla", un "amico è sufficiente", "attento che diventi dipendente da lui/lei"..etc..

b) attaccare il terapeuta, magari di cui il paziente si fida, rispetto alla persona che é, a quello che fa, a diffondere informazioni sulla vita privata, con affermazioni del tipo: "Ti ruba solo i soldi", "mi sembra strano quello che fa", "occhio, fidati fino ad un certo punto..é uno che paghi", "vedi non ti risponde al telefono", "Ti vuole fare diventare dipendente da lui/lei", etc...

c) affermare che il paziente è peggiorato, considerato che in genere chi sta meglio non è più cosi dipendente dagli altri o dalla famiglia, diventando più autonomo e gli altri,familiari e non, per i più svariati motivi, fanno credere al paziente, soprattutto quello più dipendente, che cambiare significa peggiorare.

d) fare affermazioni inopportune sui farmaci, pericolose e irresponsabili, oltre che false del tipo: "ti fanno male", "interrompili", "io ho preso queste gocce funzionano meglio",etc..
 
Tra gli svariati motivi per cui familari, amici e conoscenti svalutano e ostacolano la terapia sono:

a) problemi psicologici/psichiatrici di chi ci sta intorno, persone che potrebbero avere disturbi della personalità o strutture narcisistiche-borderline": il terapeuta diventa un punto di riferimento per il paziente e chi ha strutture di personalità disturbate tende a sentirsi svalutato e, quindi, se viene messo da parte dall'amico o dal familiare in cura, riterrà opportuno ostacolare la terapia.

Ricordiamo che in psicologia e psichiatria "tanto più la persona che ci sta intorno ostacola il percorso psicologico/psichiatrico, tanto più sarà disturbata psichicamente  o avrà fini personali".

b) problemi economici o sociali: spesso o che sia direttamente il paziente a pagare la terapia o un familiare, alcune persone, molto legate all'aspetto economico, o per bisogno o per cultura, spesso possono ostacolare il percorso terapeutico;

c) conoscere un altro terapeuta da cui si è stati o di cui si è sentito parlare o  altro medico e consigliare a qualsiasi costo il cambiamento dello psicologo o psichiatra, malgrado i risultati positivi: questo aspetto fa parte dei sistemi sociali e familiari più invischianti;

 
 
2) Scarso impegno del paziente

 
La psicoterapia come la terapia famacologica abbisognano dell'impegno di 2 persone: dello psicoterapeuta/psichiatra e del paziente. La partecipazione da parte del paziente deve essere attiva e non passiva, non è sufficiente pagare le sedute.  Talvolta il terapeuta dà al paziente anche dei compiti da svolgere a casa.
Affinchè la terapia funzioni la persona ha bisogno di essere motivata a star meglio. Ha bisogno di impegnarsi in prima persona nel processo di miglioramento della propria vita in terapia e fuori dalle sedute, spesso con compiti anche a casa.
 
E questo non è facile, specie se la persona è rimasta in una condizione di stallo per anni prima di rivolgersi allo specialista, non è motivata o non ha voglia di impegnarsi.
 
Il terapeuta, psicologo o psichiatra, aiuta il paziente a trovare le giuste motivazioni e ad impegnarsi attivamente in prima persona se vuole ottenere risultati positivi dalla psicoterapia o dai farmaci, ma il paziente ha la responsabilità di impegnarsi. 
 
 
 
 3)Il paziente che cambia sempre specialista e dice che nulla funziona. Il paziente passivo-aggressivo.


C’è un tipo di paziente  che passa da uno specialista della salute mentale e che rientra nel quadro dei pazienti cosiddettii "passivo aggressivi", che in genere affermano: “Tanto la terapia non funziona. Ho fatto tanto ma non è cambiato nulla. Vengo qui, spendo i soldi, ma non cambia nulla. Ne ho girati tanti, ma nessuno mi capisce".
 
Va regolarmente agli appuntamenti, segue tutte le raccomandazioni ma continua a soffrire molto. E’ chiaro. Per questa tipologia di  paziente tutto deriva dalla incapacità degli specialisti che non sono stati in grado di curarli.
 
Questo tipo di persona, in apparenza consenziente e remissiva, in fondo tende ad opporsi in maniera passiva, non manifestando apertamente rabbia, ma passivamente, opponendosi ai cambiamenti. Prova spesso rancore e risentimento e "punisce" psicologi e psichiatri,chiede di essere aiutato ma si oppone a questo. E' la tipica persona che dice: "Si, però...".
 


 4) La paura di cambiare e la dipendenza dal giudizio degli altri

 
Il paziente può avere paura:

del giudizio degli altri (cambiamento,rifiuto e abbandono): teme di  essere giudicato negativamente, in particolar modo dai familiari, dai conoscenti e dagli amici. Per esempio può pensare: “Se cambio e reagisco  cosa penseranno gli altri di me? Se cambio perderò gli altri e mi rifiuteranno e sarò solo".

delle proprie responsabilità. Spesso la persona è dipendente affettivamente dai familiari o amici. Se la persona starà meglio, dovrà fare a meno di tutte le cure che le persone vicine le hanno sempre dato, acquistando autonomia e sicurezza, e quindi assumersi le responsabilità da se stesso al lavoro.

 
5) Essere stati psichiatrizzati 

Molti pazienti spesso hanno fatto solo uso di psicofarmaci per anni, tipicamente chi si è rivolto ai servizi pubblici. Questo ha determinato una sorta di "istituzionalizzazione del paziente", quindi la totale deresponsabilizzazione oltre a una riduzione della plasticità neuronale, data dall'uso di soli farmaci. A volte questa situazione determina nel paziente la magica aspettativa che qualcosa o esclusivamente qualcuno dall'esterno debba cambiare la sua vita, senza mettere alcun impegno.

Per i motivi sopra elencati spesso i pazienti abbandonano la terapia, in quanto implica plasticità e impegno: questo é un grosso ostacolo al successo terapeutico.

 

6) Avere fatto uso di sostanze/droghe

L'uso per anni di sostanze, quindi sia di quelle impropriamente chiamate droghe leggere che pesanti (sono tutte pesanti, la distinzione é solo sociale) determina danni cerebrali, spesso gravi, funzionali, reversibili o irreversibili. Questo naturalmente ha un effetto sui centri nervosi della motivazione e delle emozioni nel cervello, spesso determinando anaffettività e abulia, cioé assenza di emozioni e  motivazioni (tipica dell'uso cronico di cannabis, per esempio, è la "sindrome amotivazionale"). Questo puo' ostacolare il buon esito del percorso o della stessa assunzione regolare dei farmaci.

 

 

 

1O MOTIVI DI ABBANDONO DELLA PSICOTERAPIA

10 motivi che fanno abbandonare la psicoterapia

da www.angologopsicologia.com

Gran parte dei pazienti abbandona la psicoterapia prima che questa si concluda. I giovani sono tra quelli che tendono ad abbandonare più spesso il trattamento, ma anche i più recidivi, i single sono meno sistematici mentre le coppie e le persone con basso livello d’istruzione tendono ad abbandonare prematuramente le sedute di psicoterapia. È interessante notare che, quelli con le patologie e/o i sintomi più gravi sono anch’essi tra quelli che meno aderiscono alla terapia.

Quali sono le principali ragioni che inducono le persone ad abbandonare il trattamento psicologico?


1. Il problema non esiste più. Queste persone si sono rivolte ad uno psicologo cercando aiuto per un problema specifico, ma quando questo ha cessato di preoccuparli abbandonano le sedute, il che non sempre significa che lo abbiano risolto ma solo che questo ha cessato di essere una priorità per loro.

2. Mancanza di motivazione per il trattamento. Nella psicoterapia si possono applicare approcci diversi, ma alcuni terapeuti fanno l'errore di applicare sempre lo stesso, senza considerare le caratteristiche della persona che hanno di fronte. Tuttavia, in alcuni casi le tecniche utilizzate non sono sufficientemente motivanti per il paziente che decide di abbandonare il trattamento.

3. Aspettative disattese. In molti casi, l’abbandono è causato da aspettative esagerate che non sono state soddisfatte durante le sedute di psicoterapia. Quando le persone decidono di andare da uno psicologo, di solito hanno un'idea di ciò che vogliono realizzare e in che tempi. Pertanto, uno dei compiti più importanti del terapeuta alla prima sessione consiste nel livellamento delle aspettative. Tuttavia, quando la psicoterapia non riesce a soddisfare queste aspettative, la persona si dispera e abbandona.

4. Ritardo nel raggiungimento degli obiettivi. Si è dimostrato che vi è una migliore aderenza alla terapia quando sin dall'inizio la persona può formarsi un quadro preciso di quante sessioni avrà bisogno. La psicoterapia senza scadenze fisse causa il doppio degli abbandoni rispetto a quella con dei tempi precisi da rispettare. Il fatto di dover rispettare dei tempi precisi aiuta la persona ad essere fedele alla terapia facendogli seguire le raccomandazioni.

5. La mancanza di connessione con il terapeuta. Nella psicoterapia, la qualità del rapporto instaurato è fondamentale, se la persona percepisce che non c'è un collegamento con lo psicologo, che questi non la capisce o minimizza i suoi problemi, il trattamento è destinato a fallire.

6. Il mancato rispetto delle istruzioni. La psicoterapia, non basandosi nell’uso di medicinali, dipende da determinate azioni che il paziente deve mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, molte persone scelgono di non far nulla fino alla sessione successiva, per pigrizia o perché ritengono che gli esercizi non siano necessari. Questo implica che il trattamento subirà un ritardo e come risultato, apparirà la frustrazione che causerà l’abbandono.

7. Atteggiamenti inadeguati del terapista. Spesso, le persone che interrompono il trattamento attribuiscono la colpa al terapeuta, il che non significa che sia egli il colpevole, ma in alcuni casi, determinati atteggiamenti possono di fatto interferire con la psicoterapia. La maggior parte delle persone riferiscono di problemi come la mancanza di professionalità, la personalità del terapeuta (troppo permissiva o troppo autoritaria) o la contraddizione nel sistema dei valori.

8. Negarsi a toccare alcuni temi. Quando una persona va dallo psicologo è perché è consapevole di avere un problema che desidera risolvere. Ad ogni modo, accade spesso che il problema sia solo un sintomo di un conflitto profondo e quindi potrebbe essere necessario affrontare altre questioni. Quando il paziente si rifiuta di approfondire alcune aree della sua vita, la psicoterapia non progredisce e genera frustrazione, tanto per lo psicologo come per il paziente.

9. Tendenza autodistruttiva o rifiuto del cambiamento. Sorprendentemente, molte persone abbandonano la terapia quando cominciano a migliorare, a volte perché pensano di non averne più bisogno, ma poi ricadono nelle vecchie abitudini. Alla base di questa convinzione vi è quasi sempre una tendenza autodistruttiva che dipende da modelli acquisiti durante l'infanzia o dal rifiuto di cambiare. Non possiamo dimenticare che un disturbo che esiste dall’infanzia è ormai diventano parte di noi e, talvolta, il cambiamento può fare paura, si tratta di un processo che si verifica normalmente a livello inconscio.

10. Il consiglio di un altro professionista che si ispira ad una corrente teorica diversa. La maggior parte delle persone non si accontenta del consiglio di un solo professionista ma cerca opinioni diverse. Certo è che è importante sentire diverse campane, ma non possiamo dimenticare che a volte si tende a scegliere il suono che si desidera ascoltare e non quello che ci farebbe meglio. Si tratta del classico caso di persone che passano da uno psicologo all'altro per confermare le loro credenze.
Fonti:
Porcel, M. (2005) El abandono en las terapias psicológicas. Aposta; 14: 1-16.
Muñoz, E. & Ferrándiz, P. (2004) Factores determinantes en el abandono terapéutico en pacientes con trastornos mentales: El papel de la indefensión. Tesis doctoral: Universidad Complutense de Madrid.